Piani Fouchet
Piani Fouchet
Elaborati dal diplomatico francese Christian Fouchet, sintetizzavano la posizione francese a favore dell’intergovernamentalismo nel quadro dell’intenso dibattito sull’Unione politica sviluppatosi negli anni 1959-1961.
L’iniziativa francese va collocata nella prospettiva, allora piuttosto concreta, di un’adesione (v.) della Gran Bretagna (v.).
In tale contesto la scelta strategica del governo francese si orientò verso un ulteriore rafforzamento dei legami intercorrenti tra i paesi dell’Europa comunitaria, di guisa che un eventuale ingresso britannico nella Comunità avrebbe comportato per il Regno Unito una scelta definitiva per l’Europa (unita socio-economicamente) ed una rinuncia irreversibile alla special relationship con gli Stati Uniti.
In sostanza, i francesi volevano predisporre le cose in modo tale che un’adesione della Gran Bretagna alla Comunità europea avrebbe comportato un suo allineamento alle posizioni gaulliste in politica economica ed in politica estera.
I piani Fouchet (I e II) miravano al coordinamento, riavvicinamento e unificazione dell’azione degli Stati membri in politica estera, politica economica, cultura e difesa, attraverso la previsione di un’unione di Stati che avrebbe dovuto coesistere con la Comunità.
Secondo la prima stesura del progetto (Fouchet I) l’Unione europea sarebbe stata diretta da un Consiglio costituito dai capi di Stato e di governo dei paesi membri che avrebbe deliberato all’unanimità e sarebbe stata responsabile nei confronti di un’assemblea composta da parlamentari nazionali.
La Commissione sarebbe stata affiancata da un comitato politico formato da funzionari statali nazionali.
La proposta non ottenne un grande successo, soprattutto da parte dei paesi del Benelux che non vedevano con favore una diminuzione del potere della Commissione, considerata custode degli interessi dei piccoli Stati.
La seconda stesura del piano (Fouchet II), depositata nel 1962, apportò alcune modifiche al progetto, accentuando il carattere intergovernativo dell’Unione attraverso la previsione di assemblee ministeriali parallele al Consiglio dell’Unione.
La cooperazione europea in materia di difesa e di politica estera si sarebbe svolta al di fuori del quadro dell’Alleanza atlantica.
I piani Fochet non incontrarono il favore degli altri Stati membri. Lo schema proposto successivamente dai cinque paesi differiva infatti dal piano francese in alcuni punti fondamentali: innanzitutto, esso ampliava i fini dell’Unione includendovi il riavvicinamento delle legislazioni degli Stati membri e prevedendo una procedura per l’ulteriore integrazione dei fini medesimi. Ma soprattutto lo schema dei cinque paesi differiva sul piano istituzionale: infatti era previsto un Segretariato con propri poteri ed indipendente dagli Stati, avrebbero dovuto rafforzarsi i poteri dell’Assemblea parlamentare ed era altresì prevista l’attenuazione della rigidità della regola dell’unanimità in seno al Consiglio. Era previsto, infine, che l’Unione avrebbe in prospettiva portato ad un governo distinto dai governi nazionali.
Sebbene le divergenze tra la Francia e gli altri cinque partner si fossero attenuate su qualche punto marginale, rimasero le divergenze di base. Inoltre andava progressivamente venendo meno l’interesse immediato che spingeva il governo francese ad operarsi per la realizzazione dell’Unione europea. Infatti, il negoziato in merito all’adesione britannica entrò in crisi nella seconda metà del 1962, e si interruppe definitivamente nel 1963 a seguito del veto del presidente De Gaulle (v.).
Elaborati dal diplomatico francese Christian Fouchet, sintetizzavano la posizione francese a favore dell’intergovernamentalismo nel quadro dell’intenso dibattito sull’Unione politica sviluppatosi negli anni 1959-1961.
L’iniziativa francese va collocata nella prospettiva, allora piuttosto concreta, di un’adesione (v.) della Gran Bretagna (v.).
In tale contesto la scelta strategica del governo francese si orientò verso un ulteriore rafforzamento dei legami intercorrenti tra i paesi dell’Europa comunitaria, di guisa che un eventuale ingresso britannico nella Comunità avrebbe comportato per il Regno Unito una scelta definitiva per l’Europa (unita socio-economicamente) ed una rinuncia irreversibile alla special relationship con gli Stati Uniti.
In sostanza, i francesi volevano predisporre le cose in modo tale che un’adesione della Gran Bretagna alla Comunità europea avrebbe comportato un suo allineamento alle posizioni gaulliste in politica economica ed in politica estera.
I piani Fouchet (I e II) miravano al coordinamento, riavvicinamento e unificazione dell’azione degli Stati membri in politica estera, politica economica, cultura e difesa, attraverso la previsione di un’unione di Stati che avrebbe dovuto coesistere con la Comunità.
Secondo la prima stesura del progetto (Fouchet I) l’Unione europea sarebbe stata diretta da un Consiglio costituito dai capi di Stato e di governo dei paesi membri che avrebbe deliberato all’unanimità e sarebbe stata responsabile nei confronti di un’assemblea composta da parlamentari nazionali.
La Commissione sarebbe stata affiancata da un comitato politico formato da funzionari statali nazionali.
La proposta non ottenne un grande successo, soprattutto da parte dei paesi del Benelux che non vedevano con favore una diminuzione del potere della Commissione, considerata custode degli interessi dei piccoli Stati.
La seconda stesura del piano (Fouchet II), depositata nel 1962, apportò alcune modifiche al progetto, accentuando il carattere intergovernativo dell’Unione attraverso la previsione di assemblee ministeriali parallele al Consiglio dell’Unione.
La cooperazione europea in materia di difesa e di politica estera si sarebbe svolta al di fuori del quadro dell’Alleanza atlantica.
I piani Fochet non incontrarono il favore degli altri Stati membri. Lo schema proposto successivamente dai cinque paesi differiva infatti dal piano francese in alcuni punti fondamentali: innanzitutto, esso ampliava i fini dell’Unione includendovi il riavvicinamento delle legislazioni degli Stati membri e prevedendo una procedura per l’ulteriore integrazione dei fini medesimi. Ma soprattutto lo schema dei cinque paesi differiva sul piano istituzionale: infatti era previsto un Segretariato con propri poteri ed indipendente dagli Stati, avrebbero dovuto rafforzarsi i poteri dell’Assemblea parlamentare ed era altresì prevista l’attenuazione della rigidità della regola dell’unanimità in seno al Consiglio. Era previsto, infine, che l’Unione avrebbe in prospettiva portato ad un governo distinto dai governi nazionali.
Sebbene le divergenze tra la Francia e gli altri cinque partner si fossero attenuate su qualche punto marginale, rimasero le divergenze di base. Inoltre andava progressivamente venendo meno l’interesse immediato che spingeva il governo francese ad operarsi per la realizzazione dell’Unione europea. Infatti, il negoziato in merito all’adesione britannica entrò in crisi nella seconda metà del 1962, e si interruppe definitivamente nel 1963 a seguito del veto del presidente De Gaulle (v.).