PECO
PECO [Paesi dell’Europa Centrale e Orientale]
Espressione utilizzata per indicare il gruppo di Stati dell’Europa centrale e orientale con il quale la Comunità ha concluso accordi di associazione (v.) allo scopo di avviare relazioni più strette in vista della loro prossima adesione (v.) all’Unione europea.
Essi sono: Polonia, Repubblica ceca, Repubblica slovacca, Ungheria, Romania, Bulgaria, Estonia, Lituania, Lettonia, Slovenia. A questi dieci Stati vanno ad aggiungersi gli altri quattro paesi ammessi a beneficiare del programma PHARE (v.): Albania, ex Repubblica iugoslava della Macedonia, Croazia e Bosnia Erzegovina.
I rapporti di cooperazione tra la Comunità e questi Stati furono avviati con la Dichiarazione congiunta CEE/Comecon del 25 giugno 1988, che ha costituito la base per la conclusione di successivi accordi di cooperazione (v.) e accordi commerciali (v.). Prima di allora la Comunità non intratteneva relazioni ufficiali con i paesi dell’Est europeo, ad eccezione di alcuni accordi bilaterali.
In questo contesto nel 1989 furono lanciati i programmi d’azione PHARE e Tempus (v.), diretti, rispettivamente, alla ricostruzione dell’economia e alla promozione della mobilità transeuropea dell’insegnamento superiore nei paesi dell’Est.
In seguito alla caduta del muro di Berlino e allo smantellamento del patto di Varsavia, i PECO cominciarono a manifestare l’intenzione di aderire alla Comunità. La prima domanda di adesione fu presentata da Polonia e Ungheria nell’aprile del 1994, cui è seguita quella di Romania e Slovacchia nel giugno del 1995, di Lettonia, Estonia, Lituania e Bulgaria nell’autunno dello stesso anno e della Repubblica Ceca e della Slovenia nel 1996.
Allo scopo di favorire quest’allargamento, la Comunità ha provveduto pertanto a disciplinare forme di cooperazione più strette, non più limitate ai rapporti economici, ma estese anche alla dimensione politica e culturale. Ciò attraverso la conclusione di accordi europei (v.), stipulati fra il 1991 e il 1996 e per una durata illimitata con i paesi candidati all’adesione.
Parallelamente, durante il Consiglio europeo di Copenaghen del giugno 1993 fu stabilito l’avvio di una “concertazione strutturata” fra le istituzioni comunitarie e i PECO, su una serie di materie di interesse comune rientranti nell’ambito delle politiche comunitarie, della PESC (v.) e della CGAI (v.).
In quest’occasione furono inoltre definite alcune condizioni per l’adesione dei paesi candidati, fra le quali la presenza di istituzioni stabili e democratiche, il rispetto dei diritti umani (v.), la tutela delle minoranze e l’esistenza di economie di mercato vivaci e competitive.
La reale evoluzione nei rapporti fra la Comunità e i PECO cominciò tuttavia a delinearsi in coincidenza del Consiglio europeo di Essen del dicembre del 1994, in occasione del quale fu tracciata la futura strategia che avrebbe dovuto contribuire a sostenere i PECO nel loro processo di adeguamento politico ed economico ai paesi della Comunità.
Con la strategia di preadesione (v.) i capi di Stato e di governo degli Stati membri, infatti, ufficializzarono le “relazioni strutturate” intrattenute con i PECO, attraverso la previsione di riunioni annuali dei capi di Stato e di governo e dei ministri incaricati dell’attuazione delle principali politiche (politica economica, agricoltura, trasporti telecomunicazioni etc.), e di riunioni semestrali dei ministri degli esteri e di quelli della giustizia e degli affari interni.
In questo contesto fu inoltre stabilita l’adozione di misure a breve e a medio termine dirette ad agevolare l’accesso al mercato comunitario dei prodotti provenienti dai PECO, allo scopo di stabilire un’effettiva area di libero scambio (v.) con questi paesi.
L’attuazione di interventi più incisivi in vista del prossimo ampliamento, al fine mettere tutti i paesi candidati nelle condizioni di essere realmente pronti all’adesione, ha costituito uno degli obiettivi principali di Agenda 2000 (v.), documento elaborato dalla Commissione e presentato al Parlamento europeo nel luglio del 1997.
Sulla base di un’attenta valutazione delle attitudini dei dieci paesi dell’Europa centro-orientale che aspirano a far parte della Comunità, il documento ha fissato l’avvio dei negoziati per le modalità di adesione di Ungheria, Polonia, Estonia, Repubblica Ceca, Slovenia e Cipro per l’inizio del 1998, sebbene le prime adesioni non siano previste prima del 2003.
Per quanto riguarda Romania, Bulgaria, Lettonia, Lituania e Slovacchia, in occasione del Consiglio europeo di Helsinki del dicembre 1999 è stato deciso di convocare conferenze intergovernative bilaterali nel febbraio 2000, per avviare i negoziati sulle condizioni per la loro adesione all’Unione.
Sulla scia della volontà già manifestata dai capi di Stato e di governo in occasione del Consiglio europeo di Amsterdam nel giugno del 1997, Agenda 2000 ha inoltre proposto un rafforzamento della strategia di preadesione, allo scopo di accelerare il processo di adeguamento.
Nel dicembre dello stesso anno il Consiglio europeo di Lussemburgo ha stabilito l’istituzione del >partenariato per l’adesione (v.), che costituisce il nuovo strumento finanziario sulla base del quale dovrà essere articolata la strategia di preadesione rafforzata (v.).
Le modalità di attuazione del nuovo piano elaborato a favore dei PECO, stabilite dal Regolamento del 16 marzo 1998 n. 622/98, prevedono la mobilitazione in un unico quadro di tutte le forme di assistenza già previste dalla Comunità.
Le priorità per la preparazione all’adesione saranno definite in base alla situazione politica ed economica di ciascuno Stato, mentre si provvederà a coordinare le risorse finanziarie disponibili per assistere ogni paese nell’attuazione delle priorità individuate.
Nel quadro di tale ridefinizione si è inoltre provveduto a dare nuovo impulso al programma PHARE, il cui impegno sarà diretto esclusivamente a sostenere i PECO nel processo di adeguamento, limitando i suoi interventi al sostegno dei progetti volti al consolidamento delle istituzioni democratiche e a quelli diretti alla promozione degli investimenti.
Espressione utilizzata per indicare il gruppo di Stati dell’Europa centrale e orientale con il quale la Comunità ha concluso accordi di associazione (v.) allo scopo di avviare relazioni più strette in vista della loro prossima adesione (v.) all’Unione europea.
Essi sono: Polonia, Repubblica ceca, Repubblica slovacca, Ungheria, Romania, Bulgaria, Estonia, Lituania, Lettonia, Slovenia. A questi dieci Stati vanno ad aggiungersi gli altri quattro paesi ammessi a beneficiare del programma PHARE (v.): Albania, ex Repubblica iugoslava della Macedonia, Croazia e Bosnia Erzegovina.
I rapporti di cooperazione tra la Comunità e questi Stati furono avviati con la Dichiarazione congiunta CEE/Comecon del 25 giugno 1988, che ha costituito la base per la conclusione di successivi accordi di cooperazione (v.) e accordi commerciali (v.). Prima di allora la Comunità non intratteneva relazioni ufficiali con i paesi dell’Est europeo, ad eccezione di alcuni accordi bilaterali.
In questo contesto nel 1989 furono lanciati i programmi d’azione PHARE e Tempus (v.), diretti, rispettivamente, alla ricostruzione dell’economia e alla promozione della mobilità transeuropea dell’insegnamento superiore nei paesi dell’Est.
In seguito alla caduta del muro di Berlino e allo smantellamento del patto di Varsavia, i PECO cominciarono a manifestare l’intenzione di aderire alla Comunità. La prima domanda di adesione fu presentata da Polonia e Ungheria nell’aprile del 1994, cui è seguita quella di Romania e Slovacchia nel giugno del 1995, di Lettonia, Estonia, Lituania e Bulgaria nell’autunno dello stesso anno e della Repubblica Ceca e della Slovenia nel 1996.
Allo scopo di favorire quest’allargamento, la Comunità ha provveduto pertanto a disciplinare forme di cooperazione più strette, non più limitate ai rapporti economici, ma estese anche alla dimensione politica e culturale. Ciò attraverso la conclusione di accordi europei (v.), stipulati fra il 1991 e il 1996 e per una durata illimitata con i paesi candidati all’adesione.
Parallelamente, durante il Consiglio europeo di Copenaghen del giugno 1993 fu stabilito l’avvio di una “concertazione strutturata” fra le istituzioni comunitarie e i PECO, su una serie di materie di interesse comune rientranti nell’ambito delle politiche comunitarie, della PESC (v.) e della CGAI (v.).
In quest’occasione furono inoltre definite alcune condizioni per l’adesione dei paesi candidati, fra le quali la presenza di istituzioni stabili e democratiche, il rispetto dei diritti umani (v.), la tutela delle minoranze e l’esistenza di economie di mercato vivaci e competitive.
La reale evoluzione nei rapporti fra la Comunità e i PECO cominciò tuttavia a delinearsi in coincidenza del Consiglio europeo di Essen del dicembre del 1994, in occasione del quale fu tracciata la futura strategia che avrebbe dovuto contribuire a sostenere i PECO nel loro processo di adeguamento politico ed economico ai paesi della Comunità.
Con la strategia di preadesione (v.) i capi di Stato e di governo degli Stati membri, infatti, ufficializzarono le “relazioni strutturate” intrattenute con i PECO, attraverso la previsione di riunioni annuali dei capi di Stato e di governo e dei ministri incaricati dell’attuazione delle principali politiche (politica economica, agricoltura, trasporti telecomunicazioni etc.), e di riunioni semestrali dei ministri degli esteri e di quelli della giustizia e degli affari interni.
In questo contesto fu inoltre stabilita l’adozione di misure a breve e a medio termine dirette ad agevolare l’accesso al mercato comunitario dei prodotti provenienti dai PECO, allo scopo di stabilire un’effettiva area di libero scambio (v.) con questi paesi.
L’attuazione di interventi più incisivi in vista del prossimo ampliamento, al fine mettere tutti i paesi candidati nelle condizioni di essere realmente pronti all’adesione, ha costituito uno degli obiettivi principali di Agenda 2000 (v.), documento elaborato dalla Commissione e presentato al Parlamento europeo nel luglio del 1997.
Sulla base di un’attenta valutazione delle attitudini dei dieci paesi dell’Europa centro-orientale che aspirano a far parte della Comunità, il documento ha fissato l’avvio dei negoziati per le modalità di adesione di Ungheria, Polonia, Estonia, Repubblica Ceca, Slovenia e Cipro per l’inizio del 1998, sebbene le prime adesioni non siano previste prima del 2003.
Per quanto riguarda Romania, Bulgaria, Lettonia, Lituania e Slovacchia, in occasione del Consiglio europeo di Helsinki del dicembre 1999 è stato deciso di convocare conferenze intergovernative bilaterali nel febbraio 2000, per avviare i negoziati sulle condizioni per la loro adesione all’Unione.
Sulla scia della volontà già manifestata dai capi di Stato e di governo in occasione del Consiglio europeo di Amsterdam nel giugno del 1997, Agenda 2000 ha inoltre proposto un rafforzamento della strategia di preadesione, allo scopo di accelerare il processo di adeguamento.
Nel dicembre dello stesso anno il Consiglio europeo di Lussemburgo ha stabilito l’istituzione del >partenariato per l’adesione (v.), che costituisce il nuovo strumento finanziario sulla base del quale dovrà essere articolata la strategia di preadesione rafforzata (v.).
Le modalità di attuazione del nuovo piano elaborato a favore dei PECO, stabilite dal Regolamento del 16 marzo 1998 n. 622/98, prevedono la mobilitazione in un unico quadro di tutte le forme di assistenza già previste dalla Comunità.
Le priorità per la preparazione all’adesione saranno definite in base alla situazione politica ed economica di ciascuno Stato, mentre si provvederà a coordinare le risorse finanziarie disponibili per assistere ogni paese nell’attuazione delle priorità individuate.
Nel quadro di tale ridefinizione si è inoltre provveduto a dare nuovo impulso al programma PHARE, il cui impegno sarà diretto esclusivamente a sostenere i PECO nel processo di adeguamento, limitando i suoi interventi al sostegno dei progetti volti al consolidamento delle istituzioni democratiche e a quelli diretti alla promozione degli investimenti.