Germania
Germania
La ricostruzione della Germania, all’indomani della seconda guerra mondiale, costituiva un’imprescindibile esigenza dei paesi occidentali per far fronte alla minaccia proveniente dall’Est.
Per questo motivo nel 1948, dalla fusione delle zone di influenza inglese, americana e francese, venne costituita la Repubblica Federale tedesca con capitale Bonn; Konrad Adenauer (v.) fu nominato cancelliere.
Una seconda esigenza, altrettanto imprescindibile, era quella di far rientrare la Germania nuovamente nel circuito politico ed economico europeo, cercando nel contempo di smussare i forti attriti con i paesi confinanti (in particolare la Francia) che avevano portato alla seconda guerra mondiale.
Nel 1950 la Repubblica Federale tedesca diventò membro del >Consiglio d’Europa (v.). Nello stesso anno fu varato il Piano Schuman (v.), che, nato con l’obiettivo di mettere in comune le risorse franco-tedesche nel settore carbosiderurgico, trovò l’immediata adesione di altri Stati e portò all’istituzione della CECA (v.).
L’ingresso nella CECA fu il primo passo per inserire la Germania nel circuito europeo, al fine di formare un fronte compatto contro la politica espansionistica di Stalin. La soluzione a tutto ciò era, per il governo di Washington, di liberare la Germania Occidentale dalle limitazioni che erano seguite al suo status di paese vinto ed integrarla nell’organizzazione militare della NATO (v.). La soluzione non fu accettata positivamente dai governi degli Stati europei e dall’opinione pubblica internazionale, e fu apertamente osteggiata dalla Francia, che vedeva sminuire il suo ruolo di principale potenza europea, del quale aveva goduto fino a quel momento. Solo successivamente fu raggiunto l’accordo per liberare la Germania dal regime di occupazione e consentirle l’ingresso nella NATO: fu, questa, una sorta di contropartita alla mancata ratifica del Trattato CED (v.) da parte del Parlamento francese.
Nella seconda metà degli anni ’50 la politica comunitaria tedesca fu fortemente influenzata dalla visione gaullista dell’integrazione europea. Deciso sostenitore di tale posizione, che tendeva a privilegiare a tutti i costi le relazioni con la Francia, fu lo stesso Adenauer, convinto che la copertura politica francese valeva bene il prezzo da pagare. La politica agricola comune, le tensioni con Washington, i ripetuti veti all’adesione della Gran Bretagna, infatti, furono tutte decisioni francesi che la Germania scelse di subire, ma che non erano certo in sintonia con i suoi interessi.
Durante la Conferenza di Messina (v.) la Germania sostenne attivamente l’istituzione della Comunità economica europea e nel 1963 stipulò il Trattato di cooperazione franco-tedesca.
Divenuto cancelliere, Willy Brandt inaugurò un periodo caratterizzato dalla distensione dei rapporti con la Germania dell’Est. Tale politica fu portata avanti anche dal suo successore Helmut Schmidt che ebbe, tra l’altro, un ruolo determinante nella creazione del Sistema monetario europeo (v. SME).
Dagli anni ’60, che possono essere definiti gli anni del miracolo economico tedesco, la Germania è divenuta una grossa potenza economica ed ha acquisito, di conseguenza, un peso sempre maggiore nell’ambito della Comunità. Non appena il paese arrivò ad essere il maggior contributore netto (v.) del bilancio comunitario (v.), il parere tedesco su ogni decisione significativa della Comunità divenne praticamente indispensabile.
Il peso politico ed economico dello Stato tedesco si è ulteriormente rafforzato con il completamento del processo di unificazione, che ha decisamente attribuito alla Germania il ruolo di locomotiva nello sviluppo del processo di integrazione europeo, ruolo ulteriormente rafforzato dall’ormai consolidato asse con la Francia. D’altra parte la costruzione di una Unione sempre più forte e coesa rappresenta una garanzia anche per gli altri Stati europei, timorosi, all’indomani della riunificazione, di un ritorno al vecchio espansionismo tedesco di inizio secolo.
Dal punto di vista comunitario, l’ingresso nell’Unione dell’ex Repubblica Democratica Tedesca ha rappresentato un ampliamento anomalo, poiché non si è provveduto ad una revisione totale dei trattati istitutivi, ma sono state introdotte soltanto alcune misure di adeguamento alla nuova situazione. L’aumento della popolazione della Repubblica Federale Tedesca, in seguito alla riunificazione, ha, però, reso necessario un aumento del numero dei parlamentari tedeschi presenti nel Parlamento Europeo.
Sotto la guida del cancelliere Kohl (v.) la Germania è diventata in questi ultimi anni il sicuro protagonista del processo di integrazione europeo. Il ruolo dello Stato tedesco si è in particolare manifestato:
— nel forte sostegno dato al processo di unione monetaria e per l’adozione dell’euro (v.), anche a costo di dover sacrificare il marco, per oltre quarant’anni simbolo della rinascita tedesca;
— nell’attiva partecipazione allo sviluppo della dimensione politica dell’Unione, inserita formalmente nei Trattati istitutivi in seguito alla Conferenza intergovernativa del 1990 su iniziativa dell’allora Presidente francese Mitterand e del cancelliere tedesco Kohl;
— nel deciso appoggio all’ampliamento (v.) dei confini comunitari, manifestatosi sia nel sostegno agli Stati che in qualche modo rientravano nell’area del marco (Svezia, Finlandia e Austria) che nella ferma volontà di procedere a tappe forzate verso l’adesione di alcuni Stati dell’ex blocco comunista. Ovviamente in quest’ultimo caso l’orientamento tedesco nasce dalla consapevolezza delle enormi possibilità che si aprono all’economia del paese con l’apertura agli Stati dell’Europa centro-orientale, in virtù della sua centralità geografica, politica ed economica.
Anche se la Germania è il fulcro dell’Unione europea, restano nell’opinione pubblica tedesca diverse remore ad una sempre più stretta integrazione in ambito europeo, come dimostrano il laborioso processo di ratifica del Trattato di Maastricht (oggetto di un esame di costituzionalità da parte della Corte costituzionale tedesca) e lo scetticismo legato all’abbandono del solido marco a favore dell’incognita euro.
• Abitanti: 80,6 milioni
• Superficie: 357.050 km2
• Capitale: Berlino
• Forma di Governo: repubblica federale
• Lingua ufficiale: tedesco
• Moneta: marco
• Tasso di conversione con l’euro: 1,95583
• Tasso di conversione con la lira: 989,999
• Membro delle Comunità: dalla fondazione (1951-1957)
• Membri eletti al Parlamento Europeo: 99
• Membri della Commissione: 2 (Gunter Verheugen-Michaele Schreyer)
• Membri del Comitato economico e sociale: 24
• Membri del Comitato delle Regioni: 24
• Peso dei voti in Consiglio: 10
Vedi figura.
La ricostruzione della Germania, all’indomani della seconda guerra mondiale, costituiva un’imprescindibile esigenza dei paesi occidentali per far fronte alla minaccia proveniente dall’Est.
Per questo motivo nel 1948, dalla fusione delle zone di influenza inglese, americana e francese, venne costituita la Repubblica Federale tedesca con capitale Bonn; Konrad Adenauer (v.) fu nominato cancelliere.
Una seconda esigenza, altrettanto imprescindibile, era quella di far rientrare la Germania nuovamente nel circuito politico ed economico europeo, cercando nel contempo di smussare i forti attriti con i paesi confinanti (in particolare la Francia) che avevano portato alla seconda guerra mondiale.
Nel 1950 la Repubblica Federale tedesca diventò membro del >Consiglio d’Europa (v.). Nello stesso anno fu varato il Piano Schuman (v.), che, nato con l’obiettivo di mettere in comune le risorse franco-tedesche nel settore carbosiderurgico, trovò l’immediata adesione di altri Stati e portò all’istituzione della CECA (v.).
L’ingresso nella CECA fu il primo passo per inserire la Germania nel circuito europeo, al fine di formare un fronte compatto contro la politica espansionistica di Stalin. La soluzione a tutto ciò era, per il governo di Washington, di liberare la Germania Occidentale dalle limitazioni che erano seguite al suo status di paese vinto ed integrarla nell’organizzazione militare della NATO (v.). La soluzione non fu accettata positivamente dai governi degli Stati europei e dall’opinione pubblica internazionale, e fu apertamente osteggiata dalla Francia, che vedeva sminuire il suo ruolo di principale potenza europea, del quale aveva goduto fino a quel momento. Solo successivamente fu raggiunto l’accordo per liberare la Germania dal regime di occupazione e consentirle l’ingresso nella NATO: fu, questa, una sorta di contropartita alla mancata ratifica del Trattato CED (v.) da parte del Parlamento francese.
Nella seconda metà degli anni ’50 la politica comunitaria tedesca fu fortemente influenzata dalla visione gaullista dell’integrazione europea. Deciso sostenitore di tale posizione, che tendeva a privilegiare a tutti i costi le relazioni con la Francia, fu lo stesso Adenauer, convinto che la copertura politica francese valeva bene il prezzo da pagare. La politica agricola comune, le tensioni con Washington, i ripetuti veti all’adesione della Gran Bretagna, infatti, furono tutte decisioni francesi che la Germania scelse di subire, ma che non erano certo in sintonia con i suoi interessi.
Durante la Conferenza di Messina (v.) la Germania sostenne attivamente l’istituzione della Comunità economica europea e nel 1963 stipulò il Trattato di cooperazione franco-tedesca.
Divenuto cancelliere, Willy Brandt inaugurò un periodo caratterizzato dalla distensione dei rapporti con la Germania dell’Est. Tale politica fu portata avanti anche dal suo successore Helmut Schmidt che ebbe, tra l’altro, un ruolo determinante nella creazione del Sistema monetario europeo (v. SME).
Dagli anni ’60, che possono essere definiti gli anni del miracolo economico tedesco, la Germania è divenuta una grossa potenza economica ed ha acquisito, di conseguenza, un peso sempre maggiore nell’ambito della Comunità. Non appena il paese arrivò ad essere il maggior contributore netto (v.) del bilancio comunitario (v.), il parere tedesco su ogni decisione significativa della Comunità divenne praticamente indispensabile.
Il peso politico ed economico dello Stato tedesco si è ulteriormente rafforzato con il completamento del processo di unificazione, che ha decisamente attribuito alla Germania il ruolo di locomotiva nello sviluppo del processo di integrazione europeo, ruolo ulteriormente rafforzato dall’ormai consolidato asse con la Francia. D’altra parte la costruzione di una Unione sempre più forte e coesa rappresenta una garanzia anche per gli altri Stati europei, timorosi, all’indomani della riunificazione, di un ritorno al vecchio espansionismo tedesco di inizio secolo.
Dal punto di vista comunitario, l’ingresso nell’Unione dell’ex Repubblica Democratica Tedesca ha rappresentato un ampliamento anomalo, poiché non si è provveduto ad una revisione totale dei trattati istitutivi, ma sono state introdotte soltanto alcune misure di adeguamento alla nuova situazione. L’aumento della popolazione della Repubblica Federale Tedesca, in seguito alla riunificazione, ha, però, reso necessario un aumento del numero dei parlamentari tedeschi presenti nel Parlamento Europeo.
Sotto la guida del cancelliere Kohl (v.) la Germania è diventata in questi ultimi anni il sicuro protagonista del processo di integrazione europeo. Il ruolo dello Stato tedesco si è in particolare manifestato:
— nel forte sostegno dato al processo di unione monetaria e per l’adozione dell’euro (v.), anche a costo di dover sacrificare il marco, per oltre quarant’anni simbolo della rinascita tedesca;
— nell’attiva partecipazione allo sviluppo della dimensione politica dell’Unione, inserita formalmente nei Trattati istitutivi in seguito alla Conferenza intergovernativa del 1990 su iniziativa dell’allora Presidente francese Mitterand e del cancelliere tedesco Kohl;
— nel deciso appoggio all’ampliamento (v.) dei confini comunitari, manifestatosi sia nel sostegno agli Stati che in qualche modo rientravano nell’area del marco (Svezia, Finlandia e Austria) che nella ferma volontà di procedere a tappe forzate verso l’adesione di alcuni Stati dell’ex blocco comunista. Ovviamente in quest’ultimo caso l’orientamento tedesco nasce dalla consapevolezza delle enormi possibilità che si aprono all’economia del paese con l’apertura agli Stati dell’Europa centro-orientale, in virtù della sua centralità geografica, politica ed economica.
Anche se la Germania è il fulcro dell’Unione europea, restano nell’opinione pubblica tedesca diverse remore ad una sempre più stretta integrazione in ambito europeo, come dimostrano il laborioso processo di ratifica del Trattato di Maastricht (oggetto di un esame di costituzionalità da parte della Corte costituzionale tedesca) e lo scetticismo legato all’abbandono del solido marco a favore dell’incognita euro.
• Abitanti: 80,6 milioni
• Superficie: 357.050 km2
• Capitale: Berlino
• Forma di Governo: repubblica federale
• Lingua ufficiale: tedesco
• Moneta: marco
• Tasso di conversione con l’euro: 1,95583
• Tasso di conversione con la lira: 989,999
• Membro delle Comunità: dalla fondazione (1951-1957)
• Membri eletti al Parlamento Europeo: 99
• Membri della Commissione: 2 (Gunter Verheugen-Michaele Schreyer)
• Membri del Comitato economico e sociale: 24
• Membri del Comitato delle Regioni: 24
• Peso dei voti in Consiglio: 10
Vedi figura.