Funzionalisti
Funzionalisti
Sono cosi denominati i sostenitori di una approccio al processo di integrazione europeo che privilegia un coordinamento settoriale rispetto ad una collaborazione che si estende a tutti i settori economici; nel linguaggio comunitario i funzionalisti sono generalmente contrapposti ai confederalisti (v.) e ai federalisti (v.). Secondo i funzionalisti l’integrazione europea deve attuarsi attraverso il graduale trasferimento di compiti e funzioni in settori ben determinati a istituzioni indipendenti dagli Stati, capaci di gestire in modo autonomo le risorse comuni (il cd. sector by sector approach).
L’idea di inaugurare una terza via alla collaborazione tra gli Stati europei nasceva dalla constatazione dell’estrema difficoltà di avviare nell’immediato dopoguerra una cooperazione a tutto campo, con l’obiettivo di giungere in futuro ad una vera e propria unione di tipo federale (v. Federalismo). L’unica alternativa alla non collaborazione poteva essere soltanto una collaborazione settoriale, come in effetti avvenne con la creazione nel 1951 della CECA e dell’Euratom (le cd. Comunità di settore). Anche la CEE era nata con un obiettivo ben preciso (l’unione doganale), ma nel corso degli anni ha notevolmente ampliato i propri settori di intervento evolvendosi verso un modello completamente nuovo ed originale rispetto a quelli esistenti (v. Organizzazione sovranazionale).
In realtà il modello funzionalista può essere visto come una tappa intermedia verso una unione di tipo federale; l’idea di fondo è che l’integrazione settoriale determina inevitabilmente una cooperazione anche in settori strettamente collegati e in ultima analisi porta ad un sempre più esteso passaggio di competenze dagli organismi nazionali a quelli sovranazionali, come è accaduto nel corso degli anni per quanto riguarda le attribuzioni e le competenze della CEE (v. Spillover). Tale evoluzione è sottolineata anche dalla nuova denominazione assunta da quest’organizzazione con il Trattato di Maastricht, vale a dire semplicemente Comunità europea (CE), a sottolineare il passaggio da un’organizzazione di tipo settoriale ad una organizzazione che sviluppa le proprie politiche in tutti i campi.
I maggiori esponenti della teoria funzionalista furono Jean Monnet (v.) e Robert Schuman (v.), convinti sostenitori della nascita di una organizzazione che mettesse in comune le risorse carbosiderurgiche degli Stati membri (la futura CECA).
Sono cosi denominati i sostenitori di una approccio al processo di integrazione europeo che privilegia un coordinamento settoriale rispetto ad una collaborazione che si estende a tutti i settori economici; nel linguaggio comunitario i funzionalisti sono generalmente contrapposti ai confederalisti (v.) e ai federalisti (v.). Secondo i funzionalisti l’integrazione europea deve attuarsi attraverso il graduale trasferimento di compiti e funzioni in settori ben determinati a istituzioni indipendenti dagli Stati, capaci di gestire in modo autonomo le risorse comuni (il cd. sector by sector approach).
L’idea di inaugurare una terza via alla collaborazione tra gli Stati europei nasceva dalla constatazione dell’estrema difficoltà di avviare nell’immediato dopoguerra una cooperazione a tutto campo, con l’obiettivo di giungere in futuro ad una vera e propria unione di tipo federale (v. Federalismo). L’unica alternativa alla non collaborazione poteva essere soltanto una collaborazione settoriale, come in effetti avvenne con la creazione nel 1951 della CECA e dell’Euratom (le cd. Comunità di settore). Anche la CEE era nata con un obiettivo ben preciso (l’unione doganale), ma nel corso degli anni ha notevolmente ampliato i propri settori di intervento evolvendosi verso un modello completamente nuovo ed originale rispetto a quelli esistenti (v. Organizzazione sovranazionale).
In realtà il modello funzionalista può essere visto come una tappa intermedia verso una unione di tipo federale; l’idea di fondo è che l’integrazione settoriale determina inevitabilmente una cooperazione anche in settori strettamente collegati e in ultima analisi porta ad un sempre più esteso passaggio di competenze dagli organismi nazionali a quelli sovranazionali, come è accaduto nel corso degli anni per quanto riguarda le attribuzioni e le competenze della CEE (v. Spillover). Tale evoluzione è sottolineata anche dalla nuova denominazione assunta da quest’organizzazione con il Trattato di Maastricht, vale a dire semplicemente Comunità europea (CE), a sottolineare il passaggio da un’organizzazione di tipo settoriale ad una organizzazione che sviluppa le proprie politiche in tutti i campi.
I maggiori esponenti della teoria funzionalista furono Jean Monnet (v.) e Robert Schuman (v.), convinti sostenitori della nascita di una organizzazione che mettesse in comune le risorse carbosiderurgiche degli Stati membri (la futura CECA).