Francia

Francia

Fra gli Stati europei, la Francia è probabilmente quello che ha maggiormente contribuito allo sviluppo politico della Comunità; d’altra parte non va dimenticato che uno degli obiettivi immediati della cooperazione in ambito europeo era quello di superare l’antico dualismo esistente tra i due più importanti Stati dell’Europa continentale, la Francia e la Germania.
Nei primi anni di attività delle Comunità l’atteggiamento francese fu fortemente influenzato dalle convinzioni del Presidente De Gaulle (v.), il cui obiettivo principale era il recupero della dignità di potenza a vocazione mondiale della Francia. Secondo la concezione gaullista il rilancio del primato francese poggiava essenzialmente su tre obiettivi: il possesso dell’armamento nucleare, l’avvio di strette relazioni con la Germania (v.) e l’utilizzo della favorevole posizione geopolitica della Francia.
Secondo De Gaulle, che rifiutava il concetto stesso di sovranazionalità (v. Organizzazione sovranazionale), la Francia doveva essere il centro politico ed economico dell’Europa, l’unica nazione in grado di aggregare intorno a sé tutti gli altri paesi in un sistema che egli stesso definiva di “cooperazione nell’indipendenza”. Ciò presupponeva un rafforzamento dei legami con gli Stati dell’Europa continentale e il rifiuto dell’asse britannico-statunitense, dominante nell’immediato dopoguerra. Diretta conseguenza di questa impostazione fu il veto all’ingresso nelle Comunità della Gran Bretagna che la Francia oppose per ben due volte, nel 1963 e nel 1967. L’adesione di questo Stato, infatti, avrebbe accentuato l’influenza americana in Europa, con la conseguente liberalizzazione del commercio con gli Stati Uniti e la probabile revisione dei rapporti tra gli Stati all’interno dell’Alleanza Atlantica.
Grazie ai più stretti rapporti con la Germania di Adenauer (v.) ed alle frequenti consultazioni su temi di grossa rilevanza politica, la Francia acquisiva un più ampio controllo sul paese amico e una maggiore possibilità di limitarne l’autonomia politica dando, nel frattempo, un preciso segnale al di là dell’Atlantico.
A parte il merito di aver gettato le basi per un’alleanza, quella franco-tedesca, che si rivelerà in seguito l’asse portante di tutto il processo di integrazione, le conseguenze della politica gollista pesarono a lungo sul processo di integrazione. La concezione gaullista, che privilegiava un’Europa delle patrie (v.) rispetto alla creazione di un’Europa federale, porterà ad un duro confronto con le istituzioni comunitarie che culminerà nella cd. crisi della sedia vuota (v.). La soluzione della crisi (v. Compromesso di Lussemburgo) rappresenterà negli anni a venire uno dei maggiori ostacoli allo sviluppo del fenomeno comunitario.
Le dimissioni di De Gaulle nel 1969 segnarono un cambio di rotta nell’atteggiamento francese, che si manifesterà in primo luogo nel via libera dato all’adesione del Regno Unito, della Danimarca e dell’Irlanda (1973).
Il successore di Pompidou, Giscard d’Estaing, dimostrò una sensibilità verso le problematiche europee ancora maggiore, che si concretizzò presto nell’istituzionalizzazione delle “Conferenze al vertice” e la loro successiva trasformazione in Consiglio europeo (v.). In tale sede si discusse di argomenti di comune interesse e furono prese decisioni direttamente impegnative per i capi di governo, senza che vi fosse bisogno, quindi, di nuovi trattati o di lunghe ed estenuanti trattative politiche.
Il 10 maggio 1981 fu eletto Presidente della Repubblica François Mitterrand (v.) il quale, pur essendo stato membro dell’Assemblea Parlamentare europea, non manifestò inizialmente un grande entusiasmo per le tematiche europee, anche se annoverava tra i membri di uno dei suoi primi governi un ministro che negli anni successivi avrebbe rappresentato il simbolo della volontà di una sempre più stretta collaborazione in ambito europeo: si trattava di Jacques Delors (v).
Il 6 gennaio 1985 Delors divenne presidente della Commissione delle Comunità europee (v.) e fu subito palese come il suo obiettivo primario fosse quello di spingere verso la realizzazione del mercato interno (v.), con la presentazione dell’ormai famoso Libro bianco per il completamento del mercato interno (v.). Tuttavia alla Commissione da lui presieduta va anche attribuito il merito di aver rilanciato l’idea di far seguire all’unione economica anche quella monetaria, con la presentazione del rapporto (v. Rapporto Delors) che successivamente sarebbe confluito nel Trattato di Maastricht.
Anche l’altro pilastro di quest’ultimo trattato, quello della politica estera e di sicurezza comune (v. PESC), sarebbe scaturito da una iniziativa comune franco-tedesca, che, con la dichiarazione Mitterand-Kohl del 1990, avrebbe dato il via alla Conferenza intergovernativa (v. CIG) sull’Unione politica.
Più di recente l’iniziativa francese, sotto la spinta del governo socialista, si è concentrata soprattutto sulla valorizzazione delle istanze sociali, in particolare una maggiore attenzione ai problemi occupazionali; uno dei più importanti risultati raggiunti in questo campo è l’inclusione nel Trattato di Amsterdam (v.) di un titolo specificamente dedicato all’occupazione (v.).

• Abitanti: 57,5 milioni
Superficie: 543.965 km2
Capitale: Parigi
Forma di Governo: repubblica parlamentare
Lingua ufficiale: francese
Moneta: franco francese
Tasso di conversione con l’euro: 6,55957
Tasso di conversione con la lira: 295,182
Membro delle Comunità: dalla fondazione (1951-1957)
Membri eletti al Parlamento Europeo: 87
Membri della Commissione: 2 (Pascal Lamy, Michel Barnier)
Membri del Comitato economico e sociale: 24
Membri del Comitato delle Regioni: 24
Peso dei voti in Consiglio: 10

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