Dichiarazione Schuman
Dichiarazione Schuman
Dichiarazione resa il 9 maggio 1950 dal Ministro francese Robert Schuman (v.), che propose di mettere in comune le risorse europee nella produzione di carbone e di acciaio; tale proposta avrebbe portato l’anno successivo all’istituzione della CECA (v.).
Ciò in linea con la tesi funzionalistica (v. Funzionalismo) che auspicava una cooperazione fra i singoli Stati europei limitata a settori ben determinati, per il perseguimento di obiettivi precisi, fissati precedentemente almeno nelle linee generali.
Ispirato da Jean Monnet (v.), il cosiddetto piano Schuman si inseriva nel contesto della politica europeista propugnata dal cancelliere tedesco Adenauer (v.) e dal nostro Presidente del Consiglio De Gasperi (v.). Suo obiettivo fondamentale era la formazione di un’unione economica fra gli Stati europei.
Proprio in vista del raggiungimento di tale traguardo fu avviata la cooperazione limitatamente ad un settore solo, quello del carbone e dell’acciaio, finalizzata anche al riavvicinamento tra Francia e Germania, che erano stati i maggiori antagonisti delle due guerre mondiali. Il processo di integrazione europea venne pertanto favorito proprio nel settore delle materie prime che maggiormente interessava questi due Stati.
Pur facendo trasparire la volontà di raggiungere un accordo anche solo con il governo tedesco, la proposta Schuman ricevette l’immediata adesione anche dell’Italia, del Belgio dell’Olanda e del Lussemburgo che temevano gli effetti del riavvicinamento franco-tedesco per l’equilibrio economico e politico europeo nel settore considerato.
Diversamente, la Gran Bretagna nonostante le pressioni dei funzionalisti, non aderì al piano Schuman, in parte per la sua tradizionale avversione alle limitazioni di sovranità, in parte timorosa di alterare gli accordi preferenziali all’interno del Commonwealth.
Dichiarazione resa il 9 maggio 1950 dal Ministro francese Robert Schuman (v.), che propose di mettere in comune le risorse europee nella produzione di carbone e di acciaio; tale proposta avrebbe portato l’anno successivo all’istituzione della CECA (v.).
Ciò in linea con la tesi funzionalistica (v. Funzionalismo) che auspicava una cooperazione fra i singoli Stati europei limitata a settori ben determinati, per il perseguimento di obiettivi precisi, fissati precedentemente almeno nelle linee generali.
Ispirato da Jean Monnet (v.), il cosiddetto piano Schuman si inseriva nel contesto della politica europeista propugnata dal cancelliere tedesco Adenauer (v.) e dal nostro Presidente del Consiglio De Gasperi (v.). Suo obiettivo fondamentale era la formazione di un’unione economica fra gli Stati europei.
Proprio in vista del raggiungimento di tale traguardo fu avviata la cooperazione limitatamente ad un settore solo, quello del carbone e dell’acciaio, finalizzata anche al riavvicinamento tra Francia e Germania, che erano stati i maggiori antagonisti delle due guerre mondiali. Il processo di integrazione europea venne pertanto favorito proprio nel settore delle materie prime che maggiormente interessava questi due Stati.
Pur facendo trasparire la volontà di raggiungere un accordo anche solo con il governo tedesco, la proposta Schuman ricevette l’immediata adesione anche dell’Italia, del Belgio dell’Olanda e del Lussemburgo che temevano gli effetti del riavvicinamento franco-tedesco per l’equilibrio economico e politico europeo nel settore considerato.
Diversamente, la Gran Bretagna nonostante le pressioni dei funzionalisti, non aderì al piano Schuman, in parte per la sua tradizionale avversione alle limitazioni di sovranità, in parte timorosa di alterare gli accordi preferenziali all’interno del Commonwealth.