Compromesso di Lussemburgo

Compromesso di Lussemburgo

Raggiunto il 29 gennaio 1966, tra i ministri degli esteri dei sei paesi membri, il compromesso di Lussemburgo stabilì che il principio dell’unanimità (v.) avrebbe sostituito il criterio del voto a maggioranza semplice (v. maggioranza qualificata; maggioranza semplice ) in seno al Consiglio tutte le volte in cui sarebbero stati in gioco interessi molto importanti anche per uno solo degli Stati membri. Si evitò, peraltro, di specificare chiaramente quali interessi nazionali potevano essere definiti come “molto importanti”, lasciando in tal modo agli Stati un ampio margine di libertà di scelta.
L’accordo pose fine alla crisi scoppiata nel 1965 allorchè la Commissione propose l’istituzione di un bilancio autonomo della Comunità (da finanziare non più con i contributi versati dagli Stati membri, bensì con i versamenti dei prelievi e dei diritti doganali), ed un rafforzamento dei poteri del Parlamento europeo. La reazione della Francia fu estremamente dura e portò i transalpini a disertare i lavori della Comunità (v. Crisi della sedia vuota).