Cassis de Dijon
Cassis de Dijon [Giurisprudenza di]
Serie di sentenze che hanno riaffermato ed ulteriormente esplicitato i principi sanciti dalla Corte di Giustizia nella prima sentenza “Rewe” del 20 febbraio 1979, meglio conosciuta con il nome Cassis de Dijon.
La pronuncia mirava ad accertare la legittimità della legislazione tedesca, che vietava in Germania l’importazione dei liquori con gradazione alcoolica inferiore a 32°: nel caso di specie, il liquore Cassis de Dijon. La giustificazione addotta dal governo tedesco era paradossale, in quanto si pretendeva di tutelare la salute pubblica contenendo la proliferazione di bevande a bassa gradazione alcoolica, che avrebbe favorito l’assuefazione a bevande di più alto tenore alcoolico, nonché la lealtà del commercio.
La Corte, nel 1979, affermò che qualsiasi bene legalmente prodotto e venduto in uno Stato membro deve, in linea di massima, essere ammesso sul mercato di ogni altro Stato membro. Gli unici ostacoli al libero scambio, perciò, sono giustificabili solo sulla base di esigenze imperative tassativamente previste (efficacia dei controlli fiscali, protezione della salute pubblica, lealtà delle transazioni commerciali e difesa dei consumatori) e per motivi di interesse generale.
Dall’analisi delle pronunce della Corte successive alla Cassis de Dijon, sono enucleabili i seguenti principi:
— gli Stati, in mancanza di una regolamentazione comune o di un’armonizzazione, restano liberi di regolare, sul proprio territorio, tutto quanto riguarda la commercializzazione, il consumo, l’etichettatura e la designazione dei prodotti;
— tale libertà non deve concretarsi, però, in misure suscettibili di frapporre ostacoli al commercio comunitario;
— una regolamentazione nazionale in materia costituisce un intralcio agli scambi comunitari quando non sia giustificata da esigenze imperative.
Serie di sentenze che hanno riaffermato ed ulteriormente esplicitato i principi sanciti dalla Corte di Giustizia nella prima sentenza “Rewe” del 20 febbraio 1979, meglio conosciuta con il nome Cassis de Dijon.
La pronuncia mirava ad accertare la legittimità della legislazione tedesca, che vietava in Germania l’importazione dei liquori con gradazione alcoolica inferiore a 32°: nel caso di specie, il liquore Cassis de Dijon. La giustificazione addotta dal governo tedesco era paradossale, in quanto si pretendeva di tutelare la salute pubblica contenendo la proliferazione di bevande a bassa gradazione alcoolica, che avrebbe favorito l’assuefazione a bevande di più alto tenore alcoolico, nonché la lealtà del commercio.
La Corte, nel 1979, affermò che qualsiasi bene legalmente prodotto e venduto in uno Stato membro deve, in linea di massima, essere ammesso sul mercato di ogni altro Stato membro. Gli unici ostacoli al libero scambio, perciò, sono giustificabili solo sulla base di esigenze imperative tassativamente previste (efficacia dei controlli fiscali, protezione della salute pubblica, lealtà delle transazioni commerciali e difesa dei consumatori) e per motivi di interesse generale.
Dall’analisi delle pronunce della Corte successive alla Cassis de Dijon, sono enucleabili i seguenti principi:
— gli Stati, in mancanza di una regolamentazione comune o di un’armonizzazione, restano liberi di regolare, sul proprio territorio, tutto quanto riguarda la commercializzazione, il consumo, l’etichettatura e la designazione dei prodotti;
— tale libertà non deve concretarsi, però, in misure suscettibili di frapporre ostacoli al commercio comunitario;
— una regolamentazione nazionale in materia costituisce un intralcio agli scambi comunitari quando non sia giustificata da esigenze imperative.