Accordo di Blair-House
Accordo di Blair-House
Preaccordo, concluso il 20 novembre 1992, tra la Commissione europea e il Governo degli Stati Uniti sulla parte relativa all’agricoltura dei negoziati dell’Uruguay Round nell’ambito del GATT (v.).
La forma di “preaccordo” nasceva dal fatto che esso avrebbe dovuto essere formalmente confermato dal Consiglio e che, comunque, si sarebbe considerato concluso a seguito dell’acquiescenza di tutti gli Stati membri.
Il contenuto di questo accordo, denominato “di Blair House” dal nome della foresteria della Casa Bianca dove si è svolta la trattativa, prevedeva la riduzione netta del 21% delle esportazioni sovvenzionate dalla Comunità; questa proposta, presentata dalla delegazione della Commissione, era legata al riconoscimento formale da parte del GATT degli strumenti utilizzati nell’ambito della politica agricola comunitaria (v. PAC).
Gli accordi di Blair-House furono osteggiati dagli agricoltori di tutti gli Stati membri e in particolare da quelli francesi che, contrari alla riforma della PAC, la consideravano irreversibile se gli accordi in questione fossero stati confermati.
Preaccordo, concluso il 20 novembre 1992, tra la Commissione europea e il Governo degli Stati Uniti sulla parte relativa all’agricoltura dei negoziati dell’Uruguay Round nell’ambito del GATT (v.).
La forma di “preaccordo” nasceva dal fatto che esso avrebbe dovuto essere formalmente confermato dal Consiglio e che, comunque, si sarebbe considerato concluso a seguito dell’acquiescenza di tutti gli Stati membri.
Il contenuto di questo accordo, denominato “di Blair House” dal nome della foresteria della Casa Bianca dove si è svolta la trattativa, prevedeva la riduzione netta del 21% delle esportazioni sovvenzionate dalla Comunità; questa proposta, presentata dalla delegazione della Commissione, era legata al riconoscimento formale da parte del GATT degli strumenti utilizzati nell’ambito della politica agricola comunitaria (v. PAC).
Gli accordi di Blair-House furono osteggiati dagli agricoltori di tutti gli Stati membri e in particolare da quelli francesi che, contrari alla riforma della PAC, la consideravano irreversibile se gli accordi in questione fossero stati confermati.