Revisionismo

Revisionismo

Il (—) è, nella storia delle rivoluzioni e delle lotte dei movimenti proletari, una particolare interpretazione del pensiero di Karl Marx. Tra gli altri, il (—), fu teorizzato da Eduard Bernstein, il quale negò la rivoluzione e la dittatura del proletariato, affermando la possibilità di miglioramento degli operai attraverso una riforma del sistema e non una rivoluzione. Dopo la morte di Lenin, che considerò le teorie di Bernstein come piccolo-borghesi, il (—) fu l’unica alternativa dei partiti politici comunisti, i quali sostennero programmi non massimalisti. Tale atteggiamento fu spiegato con la necessità di far fronte comune (da parte di tutti i partiti democratici) contro l’avanzata del fascismo anche se non si escludono motivi di provvisorio tatticismo. Subito dopo il fascismo, in Italia, Palmiro Togliatti si presentò con un programma accentuatamente revisionista, basato sull’apertura al «dialogo» da parte di tutti i partiti democratici (compresi i partiti di estrazione cattolica), il rispetto della piccola e media proprietà, la pacifica lotta elettorale e la conquista di migliori condizioni di vita per i lavoratori. Il tema del (—) ricomparse, poi, sulla scena del comunismo mondiale dopo l’inizio del conflitto, solo ideologico, tra l’ex-Unione Sovietica e la Cina popolare. A riprenderlo furono i cinesi, che definirono, la deviazione dell’ex-Unione Sovietica e dei vari partiti comunisti dalle vecchie linee programmatiche del marxismo-leninismo, (—) moderno. In effetti, i cinesi hanno visto nel comportamento dell’ex-Unione Sovietica una sorta di tradimento nei confronti di Marx e dei suoi seguaci.
Oggi il termine (—) sta a significare ogni tipo di rilettura non occasionale di eventi storici, tesa a modificare la valutazione corrente di quello stesso fenomeno. In campo soprattutto politico, il (—) è un’interpretazione di eventi precedenti a scopi prettamente propagandistici.