Rawls John
Rawls John (1921)
Filosofo americano, teorico del neo-contrattualismo.
Ha studiato alla Cornell University e a Oxford. Ha conseguito l’emerita docenza alla Harvard University.
Ha scritto Giustizia come equità (1958), Giustizia retributiva (1967) e Una teoria della giustizia (1971). Quest’ultimo trattato è una originale riformulazione della teoria del contratto sociale [vedi Contrattualismo], in cui egli oppone all’utilitarismo, fino ad allora imperante nella filosofia politica e morale anglosassone, il modello del contratto sociale tramandato dal pensiero di Locke, Rousseau e Kant.
Secondo (—) il modello contrattuale è il più adatto a definire il concetto di giustizia. Egli ipotizza che gli individui, liberi e razionali, che compongono la società adottino di comune accordo un proprio concetto di giustizia in una situazione primordiale in cui tutti siano sforniti di informazioni circa la propria identità personale (sesso, generazione di appartenenza, doti naturali, posizione sociale). In una tale condizione, a cui (—) dà il nome di «velo d’ignoranza», la scelta cadrebbe su una struttura sociale tale da massimizzare i vantaggi dei soggetti meno favoriti. Quesdta è la teoria della scelta razionale come maximin. Il principio del maximin, che impone di scegliere i migliori tra gli esiti peggiori, permette secondo il filosofo statunitense di assicurare alla società un assetto stabile ed efficiente: stabile, perché i beni fondamentali (ad es. libertà e reddito) sono distribuiti egualitariamente (le disuguaglianze sono consentite solo se favoriscono i soggetti meno avvantaggiati socialmente) e nessuno ha motivo di lamentarsi del posto che occupa nella società; efficiente, perché le posizioni al vertice della scala sociale sono accessibili a tutti.
Il pensiero di (—) ha conosciuto un’enorme diffusione ma anche numerose critiche, soprattutto da parte dei teorici comunitari, i quali considerano la sua costruzione eccessivamente teorica.
Filosofo americano, teorico del neo-contrattualismo.
Ha studiato alla Cornell University e a Oxford. Ha conseguito l’emerita docenza alla Harvard University.
Ha scritto Giustizia come equità (1958), Giustizia retributiva (1967) e Una teoria della giustizia (1971). Quest’ultimo trattato è una originale riformulazione della teoria del contratto sociale [vedi Contrattualismo], in cui egli oppone all’utilitarismo, fino ad allora imperante nella filosofia politica e morale anglosassone, il modello del contratto sociale tramandato dal pensiero di Locke, Rousseau e Kant.
Secondo (—) il modello contrattuale è il più adatto a definire il concetto di giustizia. Egli ipotizza che gli individui, liberi e razionali, che compongono la società adottino di comune accordo un proprio concetto di giustizia in una situazione primordiale in cui tutti siano sforniti di informazioni circa la propria identità personale (sesso, generazione di appartenenza, doti naturali, posizione sociale). In una tale condizione, a cui (—) dà il nome di «velo d’ignoranza», la scelta cadrebbe su una struttura sociale tale da massimizzare i vantaggi dei soggetti meno favoriti. Quesdta è la teoria della scelta razionale come maximin. Il principio del maximin, che impone di scegliere i migliori tra gli esiti peggiori, permette secondo il filosofo statunitense di assicurare alla società un assetto stabile ed efficiente: stabile, perché i beni fondamentali (ad es. libertà e reddito) sono distribuiti egualitariamente (le disuguaglianze sono consentite solo se favoriscono i soggetti meno avvantaggiati socialmente) e nessuno ha motivo di lamentarsi del posto che occupa nella società; efficiente, perché le posizioni al vertice della scala sociale sono accessibili a tutti.
Il pensiero di (—) ha conosciuto un’enorme diffusione ma anche numerose critiche, soprattutto da parte dei teorici comunitari, i quali considerano la sua costruzione eccessivamente teorica.