Progresso
Progresso
Processo di miglioramento dell’umanità, sia in senso morale, sia in senso materiale. Il concetto di (—) è un’idea moderna, poiché nell’antichità era inesistente la fiducia in un mutamento temporale, che sottintendesse un miglioramento.
Ma già Ruggero Bacone (1214-1292) aveva fiducia in un (—) illimitato, fondato sulla conoscenza e sulle scoperte.
Contribuiscono all’idea di (—), tra gli altri, la razionalità, cartesiana e il pensiero di Leibniz (1646-1716), secondo il quale non vi sono limiti al miglioramento culturale. Ma è la fiducia dell’illuminismo nella possibilità di modificare l’ambiente naturale come quello sociale, a fondare l’idea di (—).
Da allora il tempo viene inteso come storia, cioè una successione di epoche, ognuna delle quali supera e migliora la precedente. In un certo senso, il (—) diviene lo scopo stesso della storia. Artefice di questa evoluzione è l’uomo, sia come singolo, sia come collettività.
In maniera differente, l’idea di (—) è centrale in molti pensatori. Kant, ad esempio, vede nella storia il compimento del progetto della natura, tendente alla perfezione interiore ed esteriore dell’uomo. Hegel individua una ragione nella storia, che si realizza attraverso i grandi uomini, e che ha come scopo la realizzazione dello Stato, espressione dello «spirito del popolo».
Per Marx vi è uno sviluppo che dalla società feudale porta a quella capitalistica, superata dalla realizzazione del comunismo.
Per Comte (1798-1857) il (—) sociale si compie in tre fasi (militare, giuridica, industriale), a cui si accompagnano tre fasi intellettuali (teologica, metafisica e scientifica).
L’affermazione dell’idea di (—) comporta necessariamente la svalutazione del passato e il superamento del vecchio. La politica stessa muta, dovendo quest’ultima costruire programmi per il futuro, un futuro carico di aspettative e «necessariamente» migliore.
Agli inizi del XX secolo l’idea di (—) appare, però, in crisi. È scomparsa la fiducia positivista in un uomo capace di dirigere il (—), al contrario spesso egli ne diviene un oggetto. La tecnologia, il progresso scientifico, se sono strettamente collegate al (—), finiscono però per erodere l’idea stessa di (—), quanto più la tecnica e la scienza sembrano autonomizzarsi dall’uomo, tanto più diviene impossibile credere in un (—) di cui l’uomo possa essere ancora artefice.
D’altronde, l’idea di un (—) si concilia male con il multiculturalismo e la valorizzazione delle identità locali, essendo preferibile parlare, ad un certo punto, non più di (—), ma di progressi.
Processo di miglioramento dell’umanità, sia in senso morale, sia in senso materiale. Il concetto di (—) è un’idea moderna, poiché nell’antichità era inesistente la fiducia in un mutamento temporale, che sottintendesse un miglioramento.
Ma già Ruggero Bacone (1214-1292) aveva fiducia in un (—) illimitato, fondato sulla conoscenza e sulle scoperte.
Contribuiscono all’idea di (—), tra gli altri, la razionalità, cartesiana e il pensiero di Leibniz (1646-1716), secondo il quale non vi sono limiti al miglioramento culturale. Ma è la fiducia dell’illuminismo nella possibilità di modificare l’ambiente naturale come quello sociale, a fondare l’idea di (—).
Da allora il tempo viene inteso come storia, cioè una successione di epoche, ognuna delle quali supera e migliora la precedente. In un certo senso, il (—) diviene lo scopo stesso della storia. Artefice di questa evoluzione è l’uomo, sia come singolo, sia come collettività.
In maniera differente, l’idea di (—) è centrale in molti pensatori. Kant, ad esempio, vede nella storia il compimento del progetto della natura, tendente alla perfezione interiore ed esteriore dell’uomo. Hegel individua una ragione nella storia, che si realizza attraverso i grandi uomini, e che ha come scopo la realizzazione dello Stato, espressione dello «spirito del popolo».
Per Marx vi è uno sviluppo che dalla società feudale porta a quella capitalistica, superata dalla realizzazione del comunismo.
Per Comte (1798-1857) il (—) sociale si compie in tre fasi (militare, giuridica, industriale), a cui si accompagnano tre fasi intellettuali (teologica, metafisica e scientifica).
L’affermazione dell’idea di (—) comporta necessariamente la svalutazione del passato e il superamento del vecchio. La politica stessa muta, dovendo quest’ultima costruire programmi per il futuro, un futuro carico di aspettative e «necessariamente» migliore.
Agli inizi del XX secolo l’idea di (—) appare, però, in crisi. È scomparsa la fiducia positivista in un uomo capace di dirigere il (—), al contrario spesso egli ne diviene un oggetto. La tecnologia, il progresso scientifico, se sono strettamente collegate al (—), finiscono però per erodere l’idea stessa di (—), quanto più la tecnica e la scienza sembrano autonomizzarsi dall’uomo, tanto più diviene impossibile credere in un (—) di cui l’uomo possa essere ancora artefice.
D’altronde, l’idea di un (—) si concilia male con il multiculturalismo e la valorizzazione delle identità locali, essendo preferibile parlare, ad un certo punto, non più di (—), ma di progressi.