Linguaggio prescrittivo
Linguaggio prescrittivo
È il linguaggio attraverso cui si esprimono prescrizioni (norme, comandi, direttive, consigli, ammonizioni, giudizi di valore), aventi la funzione di indirizzare il comportamento degli individui.
Indizi sintattici del carattere prescrittivo di un enunciato possono essere talvolta l’uso di determinate parole (ad es. «dovere», «obbligo» o un tono di comando).
La semiotca contemporanea distingue il (—) dal linguaggio descrittivo.
Secondo i sostenitori delle teorie cd. riduttivistiche, solo al linguaggio descrittivo (ad es. «Giulio sta aprendo una finestra») va riconosciuto un significato, mentre il (—) o non ne avrebbe alcuno (limitandosi ad esprimere gli intenti di chi parla) o andrebbe ridotto a descrizioni (ad es. una norma andrebbe ridotta a mera descrizione dell’alternativa tra obbedienza e reazione alla disobbedienza).
Secondo altri autori fautori delle teorie prescrivittistiche anche al (—) va riconosciuto un significato, benché diverso. Ad es. l’enunciato prescrittivo «Giulio, apri la finestra!» ha in comune con l’enunciato descrittivo «Giulio sta aprendo la finestra» l’elemento di significato «aprire la finestra da parte di Giulio».
L’elemento differenziale, noto col nome tecnico di neustico, sta nel fatto che nel primo caso si sottintende «così si deve fare», mentre nel secondo «così è».
Gli assertori di quest’ultima concezione ritengono applicabile anche al (—) la logica [vedi Logica giuridica].
È il linguaggio attraverso cui si esprimono prescrizioni (norme, comandi, direttive, consigli, ammonizioni, giudizi di valore), aventi la funzione di indirizzare il comportamento degli individui.
Indizi sintattici del carattere prescrittivo di un enunciato possono essere talvolta l’uso di determinate parole (ad es. «dovere», «obbligo» o un tono di comando).
La semiotca contemporanea distingue il (—) dal linguaggio descrittivo.
Secondo i sostenitori delle teorie cd. riduttivistiche, solo al linguaggio descrittivo (ad es. «Giulio sta aprendo una finestra») va riconosciuto un significato, mentre il (—) o non ne avrebbe alcuno (limitandosi ad esprimere gli intenti di chi parla) o andrebbe ridotto a descrizioni (ad es. una norma andrebbe ridotta a mera descrizione dell’alternativa tra obbedienza e reazione alla disobbedienza).
Secondo altri autori fautori delle teorie prescrivittistiche anche al (—) va riconosciuto un significato, benché diverso. Ad es. l’enunciato prescrittivo «Giulio, apri la finestra!» ha in comune con l’enunciato descrittivo «Giulio sta aprendo la finestra» l’elemento di significato «aprire la finestra da parte di Giulio».
L’elemento differenziale, noto col nome tecnico di neustico, sta nel fatto che nel primo caso si sottintende «così si deve fare», mentre nel secondo «così è».
Gli assertori di quest’ultima concezione ritengono applicabile anche al (—) la logica [vedi Logica giuridica].