Heidegger, Martin
Heidegger, Martin (1889-1976)
Filosofo tedesco ed esponente principale della filosofia dell’Esistenza. Fu professore per alcuni anni all’Università di Marburgo, poi, nel 1929, succedette ad Husserl sulla cattedra di filosofia di Friburgo. Nel frattempo, nel 1927, era uscito Essere e Tempo (Sein und Zeit), il suo saggio principale. Tra il 1933 e il 1934, dopo essere diventato Rettore a Friburgo, pronunciò una serie di discorsi (il più famoso fu Autoaffermazione dell’Università tedesca, che diede vita al «caso (—)», per le responsabilità politiche di questi e del suo pensiero nei confronti di Hitler), importanti per la comprensione del suo atteggiamento verso il nascente Terzo Reich (Nazionalsocialismo). Ma dalla carica di Rettore si dimise dopo poco. Gli scritti successivi furono: Hölderlin e l’essenza della poesia (1937); La dottrina di Platone sulla verità (1942); L’essenza della verità (1943); Lettera sull’umanesimo (1947); Sentieri interrotti (1950); Introduzione alla metqfisica (1953); Che cosa è la fìlosofia (1956); In cammino verso il linguaggio (1959); Über die Linie-Attraverso la linea (1960), saggio riguardante il problema della tecnica come causa del nichilismo, scritto a quattro mani con Friedrich Ernst Jünger, Nietzsche, in due volumi, (1961).
Con il suo Essere e tempo si prefisse di costruire un’ontologia (studio dell’esistenza ed essenza dell’uomo) in grado di stabilire in maniera adeguata il senso dell’essere. Per fare ciò è necessario sapere chi è colui che pone la domanda dell’essere; l’uomo che si pone tale domanda è un uomo che è già sempre in una determinata situazione (Da-sein, l’esser-ci). Il Da-sein è l’esistenza, il poter essere dell’uomo, l’essere-nel-mondo. Questo tratto tipico dell’uomo è definito da (—) come il primo esistenziale. Il secondo esistenziale (tratto tipico dell’uomo gettato nel mondo) è l’essere con gli altri, che si esprime nell’aver cura degli altri, e che diventa «autentico», vero, quando gli altri vengono aiutati ad acquistare la libertà di assumersi le loro cure. A ben guardare, però, l’analisi dell’Esser-ci rivela non tanto il senso dell’essere, ma il nulla dell’esistenza (Nichilismo). La metqfisica ha tentato di dare una spiegazione dell’essere considerandolo e definendolo con l’oggettività e la semplice presenza, quindi trasformando l’uomo a puro oggetto da dominare e manipolare, trasformandolo in una cosa tra le cose. Come recuperare la verità dell’essere (e quindi il senso dell’esistere dell’uomo)? Per parlare della realtà l’uomo utilizza il linguaggio, ma esso può parlare delle cose, degli enti e non dell’essere stesso. Secondo (—), l’uomo deve essere «pastore dell’essere», cioè deve fare la guardia alla sua verità. E la verità è l’essere che si svela nel linguaggio autentico, un linguaggio che, in quanto vero, esiste ed è la poesia.
Filosofo tedesco ed esponente principale della filosofia dell’Esistenza. Fu professore per alcuni anni all’Università di Marburgo, poi, nel 1929, succedette ad Husserl sulla cattedra di filosofia di Friburgo. Nel frattempo, nel 1927, era uscito Essere e Tempo (Sein und Zeit), il suo saggio principale. Tra il 1933 e il 1934, dopo essere diventato Rettore a Friburgo, pronunciò una serie di discorsi (il più famoso fu Autoaffermazione dell’Università tedesca, che diede vita al «caso (—)», per le responsabilità politiche di questi e del suo pensiero nei confronti di Hitler), importanti per la comprensione del suo atteggiamento verso il nascente Terzo Reich (Nazionalsocialismo). Ma dalla carica di Rettore si dimise dopo poco. Gli scritti successivi furono: Hölderlin e l’essenza della poesia (1937); La dottrina di Platone sulla verità (1942); L’essenza della verità (1943); Lettera sull’umanesimo (1947); Sentieri interrotti (1950); Introduzione alla metqfisica (1953); Che cosa è la fìlosofia (1956); In cammino verso il linguaggio (1959); Über die Linie-Attraverso la linea (1960), saggio riguardante il problema della tecnica come causa del nichilismo, scritto a quattro mani con Friedrich Ernst Jünger, Nietzsche, in due volumi, (1961).
Con il suo Essere e tempo si prefisse di costruire un’ontologia (studio dell’esistenza ed essenza dell’uomo) in grado di stabilire in maniera adeguata il senso dell’essere. Per fare ciò è necessario sapere chi è colui che pone la domanda dell’essere; l’uomo che si pone tale domanda è un uomo che è già sempre in una determinata situazione (Da-sein, l’esser-ci). Il Da-sein è l’esistenza, il poter essere dell’uomo, l’essere-nel-mondo. Questo tratto tipico dell’uomo è definito da (—) come il primo esistenziale. Il secondo esistenziale (tratto tipico dell’uomo gettato nel mondo) è l’essere con gli altri, che si esprime nell’aver cura degli altri, e che diventa «autentico», vero, quando gli altri vengono aiutati ad acquistare la libertà di assumersi le loro cure. A ben guardare, però, l’analisi dell’Esser-ci rivela non tanto il senso dell’essere, ma il nulla dell’esistenza (Nichilismo). La metqfisica ha tentato di dare una spiegazione dell’essere considerandolo e definendolo con l’oggettività e la semplice presenza, quindi trasformando l’uomo a puro oggetto da dominare e manipolare, trasformandolo in una cosa tra le cose. Come recuperare la verità dell’essere (e quindi il senso dell’esistere dell’uomo)? Per parlare della realtà l’uomo utilizza il linguaggio, ma esso può parlare delle cose, degli enti e non dell’essere stesso. Secondo (—), l’uomo deve essere «pastore dell’essere», cioè deve fare la guardia alla sua verità. E la verità è l’essere che si svela nel linguaggio autentico, un linguaggio che, in quanto vero, esiste ed è la poesia.