Giusliberismo

Giusliberismo

Movimento giuridico-culturale sviluppatosi soprattutto in Germania tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento e in parte comune a diverse teorie del diritto. Tale movimento, denominato anche del diritto libero (ted. Freirecht) ed in cui possono ricomprendersi altri indirizzi, quali la giurisprudenza sociologica e la giurisprudenza degli interessi, annovera tra i maggiori esponenti E. Fuchs, C. Schmitt, E. Ehrlich, F. Gény e H. Kantorowicz (autore di La lotta per la scienza del diritto, 1906).
Tali autori ritengono che in ogni ordinamento giuridico esistano, accanto alle norme di fonte legislativa, anche norme extralegali, che il giudice può applicare ogni volta che il testo legislativo si riveli non rispondente alle concrete istanze del singolo caso. In altre parole, il giurista ha non solo il potere ma il dovere di ricercare liberamente il diritto e di considerare fonte di quest’ultimo anche fatti (ad es. i rapporti sociali) che teorie più ristrette (formaliste) considerano non normativi.
Il diritto libero si origina spontaneamente dall’attività dei consociati e dalle decisioni dei giudici e si colloca accanto al diritto dello Stato. In particolare, spetta al diritto libero il compito di colmare le inevitabili lacune del diritto statale, inidoneo a fornire una guida certa per la risoluzione di tutte le controversie.
Appare evidente, dunque, che il (—) rinnega alcune posizioni tipiche del giuspositivismo:
— la tesi secondo cui il diritto è esclusivamente di provenienza statale (cd. statualismo);
— la tesi della completezza e organicità degli ordinamenti legislativi;
— il principio della supremazia della legge statale sulle altre fonti del diritto.