Fichte, Johann Gottlieb

Fichte, Johann Gottlieb (1762 - 1814)

Filosofo tedesco. Studiò teologia e giurisprudenza a Jena, Lipsia e Wittemberg. Quindi, si dedicò alla filosofia.
La pubblicazione anonima del Saggio di una critica di ogni rivoluzione (1792), ritenuto inizialmente opera di Kant, costituì la tappa iniziale della carriera di (—) scrittore.
I primi scritti politici, anch’essi pubblicati anonimi, furono la Rivendicazione della libertà di pensiero dai principi dell’Europa che l’hanno finora calpestata (1793), in cui criticava l’istituto della monarchia ereditaria e di diritto divino e il Contributo per rettificare i giudizi del pubblico sulla rivoluzione francese (1793), in polemica con le teorie antirivoluzionarie espresse da Rehberg nelle Ricerche sulla rivoluzione francese (1793).
Punto centrale dell’opera è la legittimazione della rivoluzione, in nome di un naturale diritto dell’individuo a modificare la costituzione di uno Stato. In un’ottica individualistica, (—) riconosce all’uomo, in quanto essere razionale e cosciente, il diritto di agire liberamente e spontaneamente e attribuisce allo Stato il valore di mero strumento per il conseguimento di più alti fini.
Nel fondamento del diritto naturale secondo i principi della dottrina della scienza (1796), il filosofo tedesco espone la tesi secondo cui fonte di ogni diritto è lo Stato. Il patto di unione fra individui eguali istituisce lo Stato, nel quale si realizza la comunità di uomini liberi. All’interno di tali comunità trova attuazione l’equilibrio tra il diritto innato all’agire libero e il pari diritto altrui. Per (—) lo Stato è amministrato da un solo potere, a carattere rappresentativo, affiancato dall’eforato (con poteri di controllo). Agli èfori, magistrati espressi dalla comunità, spetta di convocare quest’ultima, per giudicare gli atti dell’esecutivo, delegittimare il governante o modificare la costituzione.
Oltre a garantire i diritti dei singoli, lo Stato regola la vita economica, in cui agiscono i produttori, gli artigiani e i commercianti. In tal caso, compito dello Stato è quello di educare gli uomini alla moralità. Ne Lo Stato commerciale chiuso (1800) si sostiene che lo Stato, quale promotore di libertà, deve sconfiggere la povertà e assicurare a tutti i consociati lavoro e benessere. Tali obiettivi potranno essere raggiunti solo se lo Stato si farà organizzatore della produzione e della distribuzione dei beni in un sistema chiuso, senza lasciare spazio alle importazioni e alle esportazioni.
Nei Discorsi alla nazione tedesca, tenuti nel 1807-1808 durante l’occupazione di Berlino da parte dei Francesi, (—) affida al popolo tedesco il compito di provvedere al progresso della ragione e della cultura. Nello Stato-nazione (—) individua lo strumento per il conseguimento della libertà del singolo all’interno del medesimo.