Esistenzialismo

Esistenzialismo

Indirizzo filosofico mirante a valorizzare l’uomo e l’esistenza come modo di essere caratteristico dell’uomo.
Tale indirizzo di pensiero si afferma come una reazione alla riduzione del singolo a mero oggetto di trattazione scientifica.
L’(—) si sviluppò soprattutto negli anni successivi alla 2a guerra mondiale, (caratterizzati dalla crisi delle certezze in seguito alle distruzioni della guerra) con la ripresa del pensiero del filosofo danese Kierkegaard (1813 - 1855). Nella sua polemica contro ogni «sistema», ossia contro ogni filosofia sterile e totalizzante (come l’idealismo di Hegel), Kierkegaard aveva sottolineato l’esigenza di porre al centro dell’analisi, la situazione esistenziale di ogni individuo ed i problemi dell’uomo di fronte alla vita e alla morte.
L’(—) si è sviluppato secondo direttrici diverse, influenzate ciascuna da un diverso modo di sentire il mondo.
Si parla, in tal modo, di (—) ateo con M. Heidegger (1889-1976) e J.P. Sartre (1905-1980); di (—) religioso con Kierkegaard e K. Jaspers (1883 - 1969); di (—) positivo con N. Abbagnano. Tutte le filosofie dell’esistenza, comunque, hanno in comune l’importanza attribuita alla libertà. L’individuo non è predeterminato al momento della nascita ma è artefice del proprio destino a causa delle proprie libere scelte. Ogni uomo è dunque responsabile di se stesso. Questo è il significato della formula di Sartre «l’esistenza precede l’essenza».
Contro la filosofia tradizionale, che ricerca all’infinito i motivi dell’azione umana e finisce col condurre all’immobilità, l’(—) si pone come un «umanismo», una nuova filosofia morale che esalta l’impegno che lega l’uomo alla vita ed è alla base di tutte le sue idee. Tale dottrina dell’azione e dell’impegno, formulata esplicitamente da Sartre, si aprì ad un confronto col marxismo, culminante nella Critica della ragione dialettica, scritta dal filosofo francese nel 1960.