Escatologia

Escatologia (gr. éschatos, fine ultimo)

Dottrina degli «ultimi destini» dell’uomo, ossia l’insieme delle rappresentazioni elaborate dalle diverse forme di pensiero (ad es. la religione, il mito) su ciò che seguirà alla vita terrena (escatologia individuale).
Nella religione ebraica le attese escatologiche (di tipo collettivo) si collegano all’avvento del Messia, che porterà pace e ricchezza al popolo d’Israele. Questo tema venne ripreso dal Cristianesimo, secondo cui il ritorno di Cristo (parusia) avrebbe realizzato il Regno di Dio e l’inizio di una nuova età dello spirito.
A partire da Costantino assunse gradualmente rilievo una (—) di tipo individuale, che divenne parte della teologia e si sviluppò nelle dottrine cristiane relative alla morte, al giudizio dell’anima, al paradiso, purgatorio e inferno.
Nel secolo XIX V. Gioberti (1801-1852) elaborò la concezione escatologica dell’Ente (l’«essere non creato e creante») che si partecipa agli essere creati in virtù della grazia.
Nel Novecento molti filosofi e teologi fornirono un’interpretazione escatologica della storia. Secondo il teologo protestante R. Bultmann (1884-1976) le attese escatologiche contenute nelle Sacre Scritture non vanno interpretate come una rivelazione sul futuro, ma piuttosto come sprone per ciascun individuo a decidere immediatamente la propria conversione.
Secondo J. Moltmann (1926), autore della Teologia della speranza (1964), la speranza escatologica è una dimensione intrinseca alla fede cristiana: la «promessa» di trasformare la storia è operante, da sempre e la vittoria di Cristo sulla morte, dando inizio a tale trasformazione, costituisce la più radicale anticipazione escatologica.