Cognitivismo etico
Cognitivismo etico
Posizione filosofica che ammette la possibilità di conoscere i valori etici e quindi crede nell’esistenza di un dover essere dell’uomo. La giustificazione razionale delle scelte dei singoli, per il (—), è rintracciabile in un orizzonte universale, in cui è possibile rinvenire i principi che possono migliorare la vita dell’uomo.
I cognitivisti credono in un’etica normativa, ma mentre alcuni ritengono la norma un punto di partenza, altri la vedono come un punto di arrivo.
Per la posizione etica che parte da una concezione ontologica, la realtà contiene in se stessa una finalità ed il bene è un fattore costitutivo dell’essere. Esiste una legge eterna che si concretizza nella legge di natura; l’uomo, in quanto essere razionale, interpreta quest’ordinamento e lo traduce in norme concrete.
Quando questa metafisica riconosce Dio come fondamento della realtà, in quanto creatore, allora siamo di fronte ad un’etica teologica. Essa ha il carattere della universalità, ma riconosce tuttavia l’importanza della coscienza, sia nella determinazione dei valori morali, sia nella valutazione dei comportamenti, anche se il dovere, vale a dire la necessità che ha ciascun essere di realizzare il proprio fine, si pone come un’esigenza imprescindibile della natura razionale dell’uomo.
Per la posizione utilitarista, l’utile sociale prevale su quello individuale. La norma etica non ha valore assoluto, ma non è neppure riducibile alla sola volontà dell’individuo. Essa deve determinare la possibilità della felicità per il maggior numero possibile di persone. Il compito di stabilire tale norma spetta alla ragione, che calcola costi e benefici, fissando di volta in volta le condizioni del dover essere.
Posizione filosofica che ammette la possibilità di conoscere i valori etici e quindi crede nell’esistenza di un dover essere dell’uomo. La giustificazione razionale delle scelte dei singoli, per il (—), è rintracciabile in un orizzonte universale, in cui è possibile rinvenire i principi che possono migliorare la vita dell’uomo.
I cognitivisti credono in un’etica normativa, ma mentre alcuni ritengono la norma un punto di partenza, altri la vedono come un punto di arrivo.
Per la posizione etica che parte da una concezione ontologica, la realtà contiene in se stessa una finalità ed il bene è un fattore costitutivo dell’essere. Esiste una legge eterna che si concretizza nella legge di natura; l’uomo, in quanto essere razionale, interpreta quest’ordinamento e lo traduce in norme concrete.
Quando questa metafisica riconosce Dio come fondamento della realtà, in quanto creatore, allora siamo di fronte ad un’etica teologica. Essa ha il carattere della universalità, ma riconosce tuttavia l’importanza della coscienza, sia nella determinazione dei valori morali, sia nella valutazione dei comportamenti, anche se il dovere, vale a dire la necessità che ha ciascun essere di realizzare il proprio fine, si pone come un’esigenza imprescindibile della natura razionale dell’uomo.
Per la posizione utilitarista, l’utile sociale prevale su quello individuale. La norma etica non ha valore assoluto, ma non è neppure riducibile alla sola volontà dell’individuo. Essa deve determinare la possibilità della felicità per il maggior numero possibile di persone. Il compito di stabilire tale norma spetta alla ragione, che calcola costi e benefici, fissando di volta in volta le condizioni del dover essere.