Avalutatività
Avalutatività
Termine introdotto nelle scienze sociali da M. Weber. In generale indica l’assenza di giudizi di valore nel corso di un’indagine storico-sociale: il ricercatore che impronti alla (—) le proprie ricerche deve limitarsi a chiarire il significato dei valori che ispirano le scelte sociali, ma non deve assumerli come criterio di giudizio.
La convinzione che i valori hanno l’attitudine a deviare i risultati di un’indagine sociale fu espressa da Weber in L’oggettività conoscitiva della scienza sociale e della politica sociale (1914). In tale opera egli, polemizzando con la concezione dialettica del materialismo storico, sostenne il carattere scientifico della conoscenza storico-sociale ed affermò che le scienze storico-sociali si occupano dell’essere e non del dover essere, per cui sono oggettive se rinunciano ai giudizi di valore e si limitano alla mera descrizione dei fatti.
In età contemporanea pensatori di impronta neopositivistica e pragmatistica come Ernest Nagel (1901-1985) ed economisti come Karl Gunnar Myrdol (1898-1987) hanno ammesso la possibilità che le indagini storiche e sociali vengono influenzate dai valori (o, meglio, dagli interessi) dei ricercatori, ma contemporaneamente affermano l’esistenza, all’interno degli stessi procedimenti d’indagine, di particolari meccanismi di controllo idonei ad impedire che scelte di valore generino affermazioni non oggettive inesatte.
Termine introdotto nelle scienze sociali da M. Weber. In generale indica l’assenza di giudizi di valore nel corso di un’indagine storico-sociale: il ricercatore che impronti alla (—) le proprie ricerche deve limitarsi a chiarire il significato dei valori che ispirano le scelte sociali, ma non deve assumerli come criterio di giudizio.
La convinzione che i valori hanno l’attitudine a deviare i risultati di un’indagine sociale fu espressa da Weber in L’oggettività conoscitiva della scienza sociale e della politica sociale (1914). In tale opera egli, polemizzando con la concezione dialettica del materialismo storico, sostenne il carattere scientifico della conoscenza storico-sociale ed affermò che le scienze storico-sociali si occupano dell’essere e non del dover essere, per cui sono oggettive se rinunciano ai giudizi di valore e si limitano alla mera descrizione dei fatti.
In età contemporanea pensatori di impronta neopositivistica e pragmatistica come Ernest Nagel (1901-1985) ed economisti come Karl Gunnar Myrdol (1898-1987) hanno ammesso la possibilità che le indagini storiche e sociali vengono influenzate dai valori (o, meglio, dagli interessi) dei ricercatori, ma contemporaneamente affermano l’esistenza, all’interno degli stessi procedimenti d’indagine, di particolari meccanismi di controllo idonei ad impedire che scelte di valore generino affermazioni non oggettive inesatte.