Alienazione

Alienazione

Termine che indica la perdita o la volontaria dismissione del possesso di una cosa (materiale o spirituale).
Nel pensiero moderno fu usato dai contrattualisti [vedi Contrattualismo] per indicare la volontaria privazione dei diritti naturali [vedi Diritto naturale] operata dai cittadini a favore del sovrano. In particolare Rousseau ne Il contratto sociale identifica l’(—) con il momento della nascita dello Stato di ragione [vedi Ragion di Stato] e di giustizia, in cui ciascun cittadino rinuncia ai diritti particolari a vantaggio della volontà generale.
In Hegel l’(—) indica lo stato di estraniazione del soggetto da sé. In Fenomenologia dello spirito (1807) Hegel considera l’(—) come il momento necessario di un processo attraverso cui lo Spirito (la coscienza) esce da se stesso dando origine alla natura (e divenendo in tal modo autocoscienza). Dal punto di vista politico, Hegel sostenne l’impossibilità per l’uomo di estraniarsi dalla società: per acquisire una dimensione etica esso deve alienarsi nello Stato, ossia dismettere necessariamente la propria individualità.
Per uno dei maggiori esponenti della sinistra hegeliana, Ludwig Feuerbach (1804-1872), il termine (—) si riferisce alla religiosità dell’uomo: quest’ultimo non è in grado di risolvere da solo le ingiustizie, per cui aliena l’aspirazione di giustizia ed ogni altra sua speranza ad un immaginario essere supremo (Dio). Per Feuerbach, dunque, l’(—) è l’atto con cui l’uomo dà vita ad una divinità perfetta, a cui sottomettersi per superare i limiti ed i conflitti della propria condizione.
Per Marx si può parlare di (—) solo nell’ambito dei rapporti capitalistici di produzione. In un sistema capitalistico, l’operaio salariato (non più padrone dei mezzi di produzione) vede il mondo degli oggetti prodotti dal proprio lavoro come «altro da sé», come un mondo di merci che si sviluppa e segue leggi proprie, non più funzionali al soddisfacimento dei bisogni dei lavoratori.
Il pensiero marxista contemporaneo (Adorno, Fromm, Marcuse, Lukács) conserva la nozione di (—) fornita da Marx. In particolare, per Lukács l’operaio è alienato anche quando non partecipa attivamente alla vita politica, così come può essere alienato persino il capitalista, qualora resti estraneo al lavoro.
Anche al di fuori del pensiero marxista, il termine viene diffusamente impiegato per indicare la condizione di disagio dell’individuo nella società industrializzata.