Teoria dello scambio volontario

Teoria dello scambio volontario

Modello elaborato da E. Lindhal (v.) e avente come oggetto la definizione della quantità ottima da produrre di un bene pubblico e della sua ripartizione tra la collettività sulla base di un prezzo imposto.
L'approccio di Lindhal, di fatto irrealizzabile, è un tentativo di assimilare la finanza pubblica all'economia di mercato: ciascun cittadino sarà disposto a pagare un'imposta corrispondente all'utilità marginale (v.) che trae dal bene pubblico di cui si beneficia. Di conseguenza, la quantità di bene pubblico da produrre sarà quella domandata corrispondente al livello di imposizione desiderato individualmente.
Il principio può essere illustrato graficamente immaginando una comunità di due sole persone: Mr. Pink e Mr. Floyd.
La figura è composta da due diagrammi, perfettamente speculari, dove, per ogni soggetto sull'asse orizzontale è indicata la quantità di bene pubblico domandata e su quello verticale l'aliquota percentuale d'imposta.
La quantità ottima di beni pubblici da produrre è quella in cui s'incrociano le curve di domanda di Mr. Pink e Mr. Floyd.
La teoria dello scambio volontario assume che i beni pubblici siano allocati secondo criteri pareto efficienti (v. Ottimo paretiano). Essa, tuttavia, come già segnalato, non trova riscontri reali.
Il problema principale è connesso al fatto che gli individui non rivelano le loro preferenze per i beni pubblici (v. Free rider): questo fa sì che certe decisioni siano prese per conto dell'intera collettività col risultato che lo scambio da volontario diventa coercitivo.